martedì 9 marzo 2021

VENT'ANNI DI PITTURA Personale di Dionisio di Francescantonio

Brano tratto dal dépliant di presentazione:
"Presento in questa sede una selezione di opere eseguite negli ultimi vent'anni, scelte tra i diversi filoni che hanno ispirato il mio lavoro. All'inizio della mia attività il mio linguaggio aveva un carattere neoepressionista, con il quale mi proponevo di illustrare, tra ironia e pietà (fors'anche con venature di sdegno o di stizza) le debolezze e i vizi di un'umanità facilmente votata ad avvilirsi, a degradarsi e ad abbruttirsi, pur celando spesso tali tendenze dietro la maschera buonista e perbenista di tutti i giorni.
Ben presto però mi sono reso conto che questo linguaggio (a cui non ho mai rinunciato, e che pratico ancor oggi) non bastava e non era funzionale per esprimere un'altra serie di temi di cui avvertivo l'urgenza. Probabilmente mi muoveva anche la voglia di manifestare il mio desiderio di recuperare la nostra grande tradizione pittorica, in polemica con la rottura operata nei confronti del passato delle avanguardie storiche e degli equivoci che sono poi derivati da quella rottura. Così, come un viaggiatore a ritroso nel tempo, mi sono voltato indietro per ispirarmi di volta in volta, a seconda del soggetto che intendevo trattare, a quelle tecniche e a quelle scuole del passato che più mi suggestionavano..."

Di seguito: il dépliant della mostra, alcune delle opere esposte e immagini della vernissage.


Carnevale

Dead boy

Fermata d'autobus

Il sogno di Simonetta

Autoritratto come busto rotto. (il pittore oggi)

Miriam 

Paola


Cesto con ortaggi





Il giorno della vernissage

La vernissage

Opere esposte

Nella prima sala del Castello, il giorno della vernissage

In una sala del Castello, il giorno della vernissage

Un momento della vernissage

Un momento della vernissage

Milena Nelli Mazza

Silvana Ferraris

lunedì 8 marzo 2021

I MEDIATI DINTORNI Personale di Vittorio Morandi

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Il dèpliant della mostra

Macellaio

Autoritratto










Vittorio Morandi

Francesco Carleo, presidente Municipio IX Genova Levante


Dionisio di Francescantonio, curatore della mostra


Andrea Del Ponte e Vittorio Morandi

Zina Barrili De Feo e Enrico Serra

Andrea e Vittorio

Un'altra immagine dell'artista


mercoledì 24 febbraio 2021

SESTIERE DEL MOLO. Un modello d'intervento pluridisciplinare per una porzione di Centro Storico

Domus Cultura, in quanto custode della nostra  memoria e delle nostre tradizioni, ha a cuore il destino della nostra città antica e spera di poter fornire un  contributo significativo, specialmente nel momento in cui il nostro Sindaco è impegnato nel grande progetto di riqualificazione denominato CARUGGI




In attesa di inserire la memoria di altri punti di forza in possesso della Domus, qui di seguito trovate il collegamento alla descrizione delle due iniziative più recenti.

A EST DELLA CATTEDRALE. Sogno o progetto realizzabile? (Aprile 2017, Convegno all'Auditorium del Galata Museo)

VIVERE BENE NELLA CITTA' ANTICA (Settembre 2020, Convegno, Sala Conferenze Domus Cultura)

domenica 21 febbraio 2021

A EST DELLA CATTEDRALE. Sogno o progetto realizzabile (Aprile 2017, Convegno all'Auditorium del Galata Museo)

Questo convegno risale alla primavera del 2017, a ridosso dell'elezione del nuovo sindaco. In quell'occasione Voltar Pagina coinvolse un buon numero di operatori economici, di residenti e di rappresentanti di enti e associazioni facenti capo ad una  porzione della città antica - quella che va da San Lorenzo a Santa Maria di Castello - nella messa a punto di un progetto di risanamento che contemplava interventi nel campo culturale, socio-culturale e socio economico; un piano che, nella sua complessità e interdisciplinarietà, si proponeva come modello di recupero-rilancio per altre porzioni di centro storico. Si ritiene che non poche delle idee che furono esposte alla presenza del pubblico numeroso convenuto all'Auditorium del Galata Museo in quel pomeriggio di aprile possano tornare utili allorché il nostro Sindaco ha lanciato Caruggi, il grande piano di recupero e valorizzazione della nostra  MERAVIGLIOSA CITTA' ANTICA. 

Di seguito la riproduzione del Power Point proiettato nel corso del convegno e, a conclusione, alcune immagini dello stesso. (Attenzione: per questioni grafiche, non è stato possibile inserire nel report tutta la documentazione fotografica che faceva parte del power point).

Il progressivo ritorno a una sana quotidianità, combinato col fascino di un territorio dove ad ogni angolo si respira la storia e si contempla l’arte, e dove, con un po’ di buona volontà, si potrebbero reintrodurre alcune nostre fascinose tradizioni, significherebbe creare uno straordinario numero di nuovi posti di lavoro nel piccolo commercio, nell’artigianato, nel turismo e nell’edilizia, con il recupero di unità abitative, che sarà possibile ottenere fermando il degrado di interi palazzi e trasformando in appartamenti i

L'ex scuola Media Baliano


grandi edifici di proprietà pubblica, oggi rimasti senza funzione, e la cui struttura è ancora sana. Questa è, per esempio, l’ex media Baliano (foto a lato), questa è l’ex elementare Garaventa (foto non visibile) questo è il civico 19 di Via Giustiniani (foto non visibile). Dai loro ampi spazi si potrebbero ricavare dei loft. Applicando una tale dinamica soluzione, gli americani hanno trasformato in gradevoli unità abitative tante fabbriche abbandonate, ed è questo il modello di recupero che potremmo adottare (visibile solo una delle foto di loft newyorkesi).
Loft americano 

Perché va tenuto conto che sono molti coloro che sarebbero felici di venire ad abitare nella città antica. D’altra parte, in poche altre zone di Genova è possibile trovare spazi altrettanto belli (immagini non visibili). Questa, per esempio, è la dimora di Lucia, una nostra amica, trasferitasi di recente in centro storico, praticamente nel cuore della movida, che con un sapiente gioco di luci è riuscita a rendere calda e attraente una residenza situata a un piano nobile, un primo piano, quindi non particolarmente luminosa, e a difendersi egregiamente dagli eccessi della vita notturna sottostante grazie all’introduzione di efficacissime finestre antirumore (tre foto non visibili).
Per esporre questo progetto, che procede per blocchi di argomenti, mi servirebbe un tempo che oggi non è a mia  disposizione, ragion per cui mi limito ad alcuni flash, sperando di poterlo sviluppare in seguito. Non sono tra quelli che sostengono che Genova possa vivere di solo turismo. Capita infatti che di solo turismo una città muoia.
Non di solo turismo...

Venezia, per esempio, che vi ha puntato tutto, è oggi una città priva di vita reale e anche la sua economia è alquanto decaduta, dal momento che questo genere di turismo (foto a lato) mangia e dorme sulle grandi navi e compra questi souvenir (immagine non visibile) nemmeno prodotti localmente. Perfino i mitici vetri di Murano ormai provengono dall'Oriente. Certo i cinesi non riusciranno mai a fabbricare un lampadario come questo (foto non visibile).
In ogni caso, è da quel grande flusso di turismo che oggi si riversa anche sulla nostra città che serve partire per far sì che questo beneficio non resti confinato a due sole vie o al recinto dell’acquario. Ma che, anzi, si ampli e soprattutto si qualifichi con l’arrivo di visitatori maggiormente motivati e capaci di andare oltre il tocca e fuggi oggi prevalente.
A questo punto è utile prendere in considerazione gli stimoli che muovono le azioni del turista. Essi sono sostanzialmente tre: in primis visitare monumenti e siti esclusivi, in secondo luogo gustare cibi tipici ed infine portarsi a casa qualche souvenir. Sappiamo tutti che la città antica dispone in larga misura della risposta che va data al primo punto che è, poi, quello determinante. Ecco alcune delle meraviglie in cui un visitatore attento e motivato si può imbattere se solo si allontana di una cinquantina o un centinaio di metri dai percorsi obbligati
San Donato, Trittico dei Re Magi
(visibile solo la foto del trittico).

Anche per quanto riguarda la possibilità di gustare piatti tipici, questa porzione di centro storico è alquanto ben fornita ed offre locali per tutte le tasche. Per brevità mi limito solo a questi esempi: le aragoste di Archivolto Mongiardino (foto più sotto), la trattoria Mangiabene di Piazza San Bernardo, A Sa Pesta in Giustiniani, il ristorante Pintori della via San Bernardo. 

Per quanto riguarda la possibilità di acquistare prodotti dell’artigianato, siano essi oggetti di alta qualità o semplici souvenir, purtroppo la nostra città antica è altamente deficitaria. E per lo più si concentra su oggetti come le magliette con la lanterna e le calamite per frigoriferi di sicura provenienza cinese. La schizofrenia o, più semplicemente, l’opportunismo dei nostri civici amministratori, ha fatto sì che nei decenni scorsi fossero state investite somme ingenti nella produzione di opuscoli, video e dépliant per esaltare il fascino delle botteghe storiche, e questo mentre i loro titolari, afflitti dal degrado, colpiti da un fisco insostenibile, minacciati da una concorrenza sleale e messi nella condizione di non operare a causa di una gestione troppo miope della viabilità, venivano costretti a chiudere le loro saracinesche l’una dopo l’altra.

RECUPERO DELLA VOCAZIONE STORICA
Passo ora a descrivere in che modo potrebbero cambiare faccia le aree che ho esaminato più da vicino e come potrebbero diventare un modello di riferimento da estendere, con gli opportuni adattamenti, all’intero centro storico, nonché ai numerosi centri storici minori compresi nell’ambito del nostro Comune. Volendo restringere il nostro discorso all’area contemplata nel titolo del progetto prenderemo in esame tre strade parallele: via Canneto il lungo, Via dei Giustiniani e Via San Bernardo (più una quarta, Via della Maddalena, situata fuori dall’area che qui interessa ma dalle caratteristiche assai simili a una delle tre). Tali strade verranno prese come linea guida, in base alla loro “vocazione storica”, per così dire, e potranno
essere riconosciute attraverso l’uso di un simbolo (es. lo stemma di una antica famiglia ivi insediata) oppure, più semplicemente, attraverso un colore.

Per esempio: per la via dei Giustiniani, il mastio esagonale (foto a lato) presente nello stemma di quel nobile casato oppure il colore rosso che ne costituisce lo sfondo. Fino agli anni Ottanta del secolo scorso, i cittadini di mezza Genova frequentavano abitualmente Canneto il lungo e via della Maddalena e i loro immediati dintorni per rifornirsi di generi alimentari di alta qualità a prezzi molto convenienti, grazie alla concorrenza tra i vari esercizi. 
Questo sistema economico che consentiva una vita decorosa a diverse centinaia di famiglie è andato distrutto con l’introduzione di normative che in mille modi, qui come altrove, hanno favorito il predominio assoluto dei supermercati. La cui fortuna, peraltro, oggi è in ribasso, tant’è vero che alcuni intraprendenti extracomunitari stanno avendo successo aprendo attività di questo genere (foto non visibile). Sennonché il più delle volte i loro negozi hanno un aspetto squallido che certo non serve a riqualificare l’ambiente. 
La mitica drogheria Torielli
Ma è proprio partendo dalla vicinanza a due dei maggiori percorsi turistici della nostra città, nonché dalla recente passione salutistica di una sempre più consistente percentuale di genovesi in fuga da cibi di dubbia provenienza, che si può immaginare un futuro diverso per queste due centralissime zone. In quale modo? Interpretando in chiave moderna la loro vocazione alimentare. Le ottime possibilità di una simile strategia sono confermate dal successo che, malgrado tutto, continuano ad avere le attività commerciali qui insediate  rimaste, però, legate alla tradizione. Ecco, per esempio, Torielli (foto a lato), diventata meta turistica internazionale in virtù dell’unicità dei suoi prodotti ma ancor più dell’incanto dei suoi scaffali e delle sue esposizioni, la cui immagine è
comparsa su tutte le riviste turistiche del mondo; ecco Viganotti (foto non visibile) l’artigianato di un cioccolato squisito; ecco la drogheria di Canneto (foto non visibile); ecco la salumeria Vitali (foto a lato) in Via della Maddalena,
Il bel negozio di Vitali

la cui clientela continua a crescere malgrado la decadenza che l’assedia nell’indifferenza di chi sarebbe tenuto a tutelarla. Non dimentichiamo che il bellissimo negozio di Vitali si trova a quatto passi da Palazzo Tursi e dalla via Garibaldi, la più bella strada d’Europa e quindi del mondo. Concentrando un congruo numero di negozi di prodotti alimentari tipici o congeniali alla conservazione della salute in aree limitate, centralissime e suggestive, si verrebbe a ricreare quell’atmosfera vivace ed invitante che costituisce una vera e propria calamita per i turisti. Ma che, inevitabilmente, finirebbe per conquistare anche la clientela genovese sempre più nostalgica degli antichi sapori. 
In questa prospettiva, è utile prendere a modello i francesi, veri e propri maestri quando si tratta di valorizzare la loro storia e le loro prerogative (qui è visibile solo una delle foto). Alcune di queste vetrine sono
In Francia: arredamenti in legno

autentiche, altre, invece, solo assai ben ricostruite. In tutti i casi, mi pare che la prima cosa che salti all’occhio sia l’uso del legno in luogo del metallo. 
Come tutti ben sanno, gli italiani non sono secondi a nessuno in fatto di prodotti alimentari tipici. Considerato il tipo di turismo internazionale che arriva a Genova,  in Canneto e in via della Maddalena potranno trovar posto i sapori e i colori di tutto l’artigianato alimentare d’Italia; ma, volendo limitarci a ricordare quelli della nostra regione: ecco l’olio e il vino delle nostre riviere (foto non visibile), il pesto (f.n.v.), le acciughe salate (f.n.v.), i formaggi e la prescinsoa (f.n.v.), le trofie (f.n.v.), la focaccia (f.n.v.), lo sciroppo e la confettura di rose (foto a lato), le marmellate e il miele (f.n.v.),
Lo sciroppo di rose
della Valle Scrivia

il pandolce (f.n.v.), gli amaretti (f.n.v.), e i quaresimali (f.n.v.), quei meravigliosi dolcetti fatti con la pasta di mandorle oggi quasi introvabili. E, accanto ai negozi tipici, il ritorno degli "alimentari" sviluppati in chiave salutista, quelli, per intenderci, che offrono prodotti artigianali di pregio come queste farine macinate a pietra (f.n.v.). Ritengo possano avere una buona fortuna anche i commestibili più tradizionali poiché è da tempo che i supermercati hanno cessato di essere convenienti e sono molti, io per prima, coloro che sono stufi di non avere alternative ai soliti magazzini che ormai propongono prodotti di un’unica marca: la loro. Come ciò sia possibile lo dimostra Alice che insieme a sua sorella, tra lo scetticismo generale, ha aperto, con buona fortuna, un negozio di alimentari in un paesino dell’entroterra. Questa ragazza intraprendente è riuscita a conquistarsi un’affezionata clientela riproponendo non solo tutti i generi alimentari che in altri tempi ogni famiglia trovava sotto casa, ma anche qualche prodotto legato alla tradizione come lo stoccafisso bagnato che molti ancora ricorderanno, le uova freschissime e i gustosi ortaggi che le arrivano dagli ultimi contadini del circondario (foto sotto).
Il negozio di Alice

Passiamo ora a Via Giustiniani. Via dei Giustiniani, già via del mobile e delle arti legate alla costruzione e all'arredamento  della casa, è una delle più belle vie del centro storico, percorsa lungo ambo i lati da una sequenza di  nobili palazzi (f. n.v.). Purtroppo è anche la più degradata, da quando i molti negozi di arredamento che la popolavano sono stati costretti a chiudere a causa di limitazioni di traffico troppo punitive. A completare l’opera qualche anno fa c’è stato pure un’occupazione più o meno proletaria, ora  risolta, ma che ha lasciato strascichi inquietanti (f.n.v.) del tutto fuori luogo rispetto alla maestosa eleganza dei palazzi di questa strada. La vocazione “mobiliera” di via Giustiniani appare oggi improponibile ma, in un certo qual modo, l’attenzione per la casa può essere recuperata assegnandole un futuro come via delle arti e dell’artigianato, partendo dal magazzino di Giulio Marchese, l’unico luogo di Genova dove ancora puoi acquistare il legno che ti serve (f.n.v.). 
Trovo che qui potrebbero ben figurare gli studi di alcuni pittori ed almeno una Galleria d’arte qualificata, magari legata a quel rilancio dell’arte figurativa italiana che alcuni nostri artisti sono riusciti a far partire proprio da Genova con l’allestimento di numerose mostre, tra cui la fortunata Mai perdute forme del mondo che ebbe luogo nella primavera del 2015 in due prestigiose sedi: una a Palazzo Imperiale (foto sotto) e l’altra a
Mai perdute forme del mondo

Palazzo Ducale (f.n.v.). Purtroppo nel generale disinteresse da parte delle istituzioni e della stampa, sempre sorde rispetto alle autentiche novità culturali, mentre il pubblico genovese non ha mancato di apprezzare l’iniziativa.
Detto per inciso, è bene ricordare che la città che riesca a conquistarsi un primato nelle arti - pittura, scultura, architettura, letteratura o cinema – ne riceve automaticamente un grande beneficio economico.
Per quanto poi riguarda i negozi di prodotti artigianali, concentriamoci nella valorizzazione di ciò che resta. In Liguria sopravvivono alcune produzioni artigianali che potrebbero rinvigorirsi se solo trovassero un adeguato sbocco verso il mercato turistico. Vediamo su quale artigianato, al momento, la nostra regione può ancora contare: le ceramiche di Albissola (f.n.v.), i damaschi di Lorsica (f.n.v.), i merletti di Rapallo (f.n.v.), le sedie chiavarine, un design comparso prima dell’avvento del design (f.n.v.), le figurine del presepe dette macachi (f.n.v.), la filigrana di Campoligure (f.n.v.). E, ahimè, credo ben poco altro.
E’ del tutto evidente che allargando la domanda, anche in quest’altro campo si potranno creare numerosi posti di lavoro per nuovi artigiani. Certo sarà indispensabile adeguare la formazione professionale al risultato che s’intende raggiungere. Certi mestieri non solo presuppongono la selezione di giovani dotati di talento e, a volte, anche solo di una buona manualità, ma richiedono altresì una formazione adeguata. L’abolizione del vecchio apprendistato, purtroppo, ha fatto sì che scomparissero mestieri che oggi farebbero assai comodo perché molto redditizi. Qui i guasti sono di vecchia data e ci sarà molto da lavorare.
Tanto per fare un esempio: questo è Piero, il famoso
Piero, maestro macellaio

maestro macellaio di Soziglia; a comprare la sua carne arrivano clienti anche dal Piemonte e dalla Lombardia. Egli avrebbe desiderato lasciare a qualcuno l’eredità della sua solidissima bottega ma le leggi fin qui vigenti non gli hanno permesso di insegnare il mestiere a colui che potrebbe rilevarla (Piero, il maestro macellaio, nella foto a lato).
Parlare della situazione di Via San Bernardo come anche di Piazza delle Erbe ci porta ad altre considerazioni. Diremo subito che si tratta di una via vivace. Fin troppo vivace. E’ in questo lungo e assai suggestivo vicolo che si affacciano i migliori ristoranti e le migliori trattorie. Ma è soprattutto la movida genovese, partita una ventina di anni fa dalla cantina Moretti (foto sotto), che continua ad essere al centro dell’attenzione per via dell’eterna lotta tra i residenti e una parte particolarmente maleducata e provocatoria dei suoi fruitori, che i tutori dell’ordine non hanno mai saputo o voluto contenere.
Non sono certo tra quelli che condannano a prescindere l’apertura di locali di tempo libero in questa zona del centro storico. Non bisogna dimenticare, infatti, che è stata proprio la movida a valorizzarla e a restituirle una dimensione economica tutt’altro che trascurabile. E’ stato piuttosto l’eccesso di lassismo da parte delle istituzioni e della forza pubblica a far sì che le cose degenerassero, lasciando credere a una certa categoria di suoi frequentatori abituali che in centro storico tutto sia permesso.
Movida in Centro Storico

Mi rendo conto che non è così facile tornare indietro quando sì è fatta crescere a dismisura un’intera economia, legale ma, purtroppo va detto, anche illegale, basata sugli eccessi. Certo l’installazione di un maggior numero di telecamere (f.n.v.) e la presenza delle forze dell’ordine nelle ore dello sballo potrebbero dare buoni risultati (f.d.v.). Telecamere e forze dell’ordine potrebbero limitare anche l’opera devastante dei graffitari. Ma anche in questo caso il discorso sì fa più complesso e spero di avere un’altra occasione per occuparmi del nesso che esiste tra questo fenomeno invasivo e un certo tipo di educazione impartita dalla scuola pubblica (f.n.v.).
Due generazioni sono cresciute nella convinzione che si poteva raggiungere la gloria lordando muri e portoni. Per cui non è per caso che Melina Riccio (f.n.v.), detta l’implacabile, sia oggi l’unica artista genovese di notorietà  internazionale. La sua fama, del tutto usurpata come artista perché i suoi sono solo scarabocchi, ha raggiunto anche il Giappone.
E ora veniamo al mancato rispetto verso le più elementari condizioni di igiene. Davanti a situazioni di questo genere (f.n.v.) che, inevitabilmente, generano sconci come questo (f.n.v.) dovrebbero essere prese adeguate misure.

Bagno "assistito"

Al tempo delle Colombiadi, il Comune aveva sistemato in città numerosi gabinetti pubblici come questo (f.n.v.). Costavano ciascuno 99 milioni di lire ma sono stati un fallimento. Ritengo che si dovrebbe puntare a soluzioni
come quella che qui vedete (foto a lato); soluzioni che, per ben funzionare, dovrebbero essere servite e custodite con rigore. Esistono nella zona numerosi locali abbandonati, situati a piano terra, alcuni dei quali credo siano di proprietà pubblica, che ben si adatterebbero allo scopo.
Detto tutto questo, va evidenziato che bisogna studiare anche altri tipi di proposte per trascorrere il tempo libero. Non può che far piacere avere tanti giovani in centro storico ma per loro desideriamo un orizzonte che non si fermi ai chupiti o alla pinta di birra (f.n.v.).
Perché, va detto, questa zona, come un po’ tutto il resto
"Nessuna pietà per la terza età"

del centro storico, potrebbe diventare attrattiva non solo per le sue notti ma anche per le domeniche e i pomeriggi liberi, invogliando a frequentarla le famiglie, le persone interessate alla cultura e gli anziani che ora non si azzardano a svoltare quest’angolo (foto a lato). Cominciando così a creare un cuore pulsante di vita e di cultura in grado di far da traino al resto della città.




ALCUNE PROPOSTE DI RIQUALIFICAZIONE DEL TEMPO LIBERO

IL CINEMA
Il Chiabrera

Adiacente alla principale via della movida, c’è il vetusto cinema Chiabrera (foto a lato), che oggi sopravvive proponendo anacronistiche pellicole a luci rosse. Ebbene, esso potrebbe diventare una sala dove si proiettano cicli di film intelligenti e si praticano i cineforum. Va detto che una riqualificazione di questo genere è destinata al fallimento se non viene supportata da un'assidua campagna di promozione, basata sulla professionalità e sulla tenacia di chi, dopo aver messo in discussione il costume corrente, è ora in possesso di una più larga visione dell'esistenza ed è, pertanto, in grado d'individuare i percorsi idonei a raggiungere il risultato a cui tende. E, a questo punto, a titolo d'esempio, cito C'era una volta la domenica, il bel progetto che più di una decina d'anni fa Voltar Pagina, assieme a una ventina di altre associazioni culturali e socio-culturali della Liguria, aveva formulato per recuperare il valore assieme agli aspetti socialmente gratificanti della "festa comandata".  Tra diverse altre cose, venivano riproposte, in forma attualizzata, la visita al parco cittadino di prossimità (a Genova, per esempio: Acquasola e Villetta di Negro) e lo spettacolo di cinema o di teatro attraverso un'operazione divertente destinata a far tornar "di moda" piacevoli abitudini dimenticate di cui, allora, assieme al ricordo, si conservava una indefinita nostalgia. Purtroppo, nell'impossibilità di interagire con le istituzioni, tale progetto non ebbe corso. Tuttavia, va ricordato che, grazie all'entusiasmo e alla capacità di mobilitazione delle ventidue associazioni coinvolte, non solo si era in grado di raggiungere il successo ma anche di consolidarlo. In dieci anni le cose sono in parte cambiate - mi verrebbe da dire: ulteriormente peggiorate - per cui, soprattutto, servirà far leva sull'aspirazione alquanto confusa ma reale di proposte alternative che alberga nell'animo di chi, a partire dai giovani, è penalizzato da un'offerta di tempo libero tanto banale quanto alienante.

LE FESTE POPOLARI 

La Natività in Cattedrale

Risultati importanti, non solo dal punto di vista socio-culturale ma anche in campo economico, si possono ottenere dal rilancio pianificato e sistematico delle tradizioni popolari. Chi vi parla, fa riferimento alla lunga esperienza personale di quando dirigeva l'Ufficio Recupero e rilancio delle tradizioni popolari del Comune di Genova (il primo in Italia, nel suo genere).  Nel periodo che va dal 1992 all'anno 2000, tale ufficio che aveva come campo d'azione l'intera città, si occupò della riqualificazione di numerose feste popolari, alcune ancora vive nel sentimento popolare e quindi anche partecipate ma abbandonate a sé stesse ormai da troppo tempo, spesso ostacolate da leggi e regolamenti e, ancor più, dalla mentalità corrente che, mentre mandava in soffitta una millenaria festa del Santo Patrono, promuoveva con dispendio di energie e di denaro pubblico insulse "feste dell'aria" la cui notorietà era destinata ad esaurirsi nell'arco di un giorno. Qui di seguito gli interventi che tale ufficio realizzò nella città antica: le sei edizioni di San Pietro in San Luca, una festa che accanto all'Abate Antonio Mascardi, titolare della Chiesa di San Luca, vide impegnata l'associazione Sarda Tellus, allora insediata nell'omonima piazza. Anno dopo anno, tale festa si arricchì di iniziative collaterali tra cui merita di essere ricordato lo spettacolo messo in scena dai ventidue giovanissimi allievi della piccola scuola di teatro di Vito Elio Petrucci che, oltre sull'insegnamento del noto regista, poteva contare su quello dell'attrice Maria Vietz. Le lezioni avevano luogo con scadenza bisettimanale in alcuni locali messi a disposizione della parrocchia; la Festa di San Pancrazio, nell'omonima piazzetta, organizzata con i Cavalieri di Malta; la fattiva collaborazione fornita al Priorato delle Confraternite per il rilancio delle Processioni del Venerdì Santo che vedevano l'apertura notturna di tutti gli oratori della città antica; quella con la Cattedrale (in particolare, in occasione del IX centenario della Traslazione a Genova delle Ceneri di San Giovanni Battista e, infine, le tre bellissime edizioni del presepe vivente in stile barocco a cui fa riferimento la foto visibile più in alto. 

LE STAZIONI LETTERARIE

La libreria di Piazza Valoria

Nel caso in cui, con la collaborazione delle istituzioni, fosse possibile organizzare il progetto delle Stazioni Letterarie, volte alla promozione del libro e della lettura, recentemente ideato da Voltar Pagina e dalle giovani amiche della neonata associazione Lettura Continua, potrebbero entrare a far parte di questo itinerario virtuoso le due librerie, gestite da giovani intraprendenti, che aprono le loro vetrine sulle piazzette Valoria e San Bernardo (foto sopra).


UNA GIOSTRA IN PIAZZA CARICAMENTO

Di tanto in tanto, in Piazza Caricamento compare un'antica
Una giostra antica

giostra per bambini. Purtroppo si tratta sempre di soste brevi per mancanza di un afflusso significativo di clienti. Con un minimo di organizzazione si potrebbe far sì che tale piacevole e qualificata presenza si protraesse nel tempo, organizzando un calendario di visite da parte delle scuole dell'infanzia, sempre a caccia di qualche idea divertente e anche tale da incidere sullo sviluppo della fantasia dei piccoli utenti.