domenica 24 gennaio 2021

1° Convegno Operativo del Progetto UNA ROSA COME BANDIERA

Già agli inizi degli anni Dieci l'emergenza economica occupava tutta la scena dell'attualità e trovare un posto di lavoro stava diventando un'impresa sempre più difficile, specie per i giovani. Fu a quel tempo che i soci di Voltar Pagina pensarono che fosse possibile trovare soluzioni partendo dalla cultura e quindi dalla memoria. Quello che segue è un articolo scritto dalla presidente in occasione del primo Convegno "Una rosa come bandiera", dove veniva delineato un Progetto concepito come un contenitore pueridisciplinare per la realizzazione sul nostro territorio di azioni volte ad uscire dalla crisi e a creare nuovi posti di lavoro. Tale progetto fu subito accolto con grande favore dai 42 titolari di attività produttive coinvolti e da un gruppo di giovani che speravano di trovare lavoro. Per un po' tutto filò per il verso giusto: al primo convegno operativo (cioè programmatico) ne seguirono altri quattro dello stesso tenore, nonché l'individuazione di un villaggio rurale abbandonato che ben si prestava a fare da pilota alla parte della nostra iniziativa progettata per l'entroterra. Ma poi tutto si arrenò di fronte al mostro burocratico e alla inadeguatezza della politica. 

Alla fine dell'articolo  la documentazione fotografica del Primo Convegno Operativo.

   "Quando nuove leggi e vecchie idee falliscono una dopo l’altra è indispensabile sperimentare altre strade. Per esempio, ricordarci del nostro retaggio culturale e quindi raccogliere le volontà annichilite o disperse attorno a un buon simbolo della memoria, da cui trarre la forza e la coesione necessarie per voltare finalmente pagina e proiettarci nel futuro. 

   Partendo dalla crisi economica, cioè dalla più grande emergenza dei nostri tempi, si è lavorato attorno all’idea di creare nuovi posti di lavoro attraverso l’elaborazione d’un progetto realizzabile sul nostro territorio, ponendolo sotto un segno potente, facilmente riconoscibile e in grado di propiziare l’armonia.

   Tra i tanti simboli importanti, poco usati e quasi del tutto dimenticati, ci è parso che quello della rosa, fiore gentile e forte al tempo stesso, con quel suo richiamo diretto alla natura e alla bellezza, potesse fare al caso nostro.

   Subito dopo aver individuato e scelto la bandiera, si è voluto far riferimento a un modello di sviluppo capace di raccogliere e ravvivare tutte le potenzialità del nostro progetto. Si è perciò guardato a ciò che hanno saputo fare i francesi in Provenza, dove, partendo da un umile fiorellino profumato e quasi dimenticato come la lavanda, sono riusciti a inventarsi un’economia e molti posti di lavoro non solo nell’agricoltura, ma anche nell’artigianato, nella piccola industria, nel commercio e soprattutto nel turismo.

Campi di lavanda in Provenza

  Anche in quel caso lo spunto d’inizio è stato di tipo culturale. Non avendo a disposizione un simbolo nobile come la rosa, i cugini d’oltralpe hanno imposto, nell’immaginazione popolare, l’accostamento, felice anche se un po’ forzato, tra il suggestivo colore blu viola di cui facevano largo uso i pittori impressionisti, e i campi di lavanda in fiore, trasformando così una rustica pianta officinale in elemento identitario forte d’un intero territorio.


   Ben altro potere evocativo possiede la rosa, il simbolo da noi scelto. La regina di tutti i fiori è strettamente legata a Genova e alla Liguria, com’è facilmente dimostrabile percorrendo la nostra storia: dall’accostamento tra il fiore che simboleggia la Vergine Maria, proclamata regina di Genova al tempo della Repubblica e quindi raffigurata tra le rose in tanti dipinti e statue, soprattutto in epoca barocca, fino alla magnificenza dei grandi roseti di tanti palazzi e ville patrizie e alle leggiadre rose di seta confezionate nel Conservatorio dei Fieschi con cui, un tempo, le donne di tutta Europa  adornavano i loro cappelli e le loro acconciature.  Nella foto: la Vergine Maria proclamata Regina di Genova dalla Repubblica; il suo simbolo è la rosa che appare anche nella veste di questa bellissima statua di Anton Maria Maragliano.

   Procedendo quindi a una esplorazione del territorio, ci è apparso subito di buon auspicio vedere come l'idea di puntare su un retaggio storico abbia presto incontrato chi si era già ricordato della rosa per aprirsi nuovi spazi di mercato. 

Le rose muscose di Maria Giulia

Infatti, come ci racconta Maria Giulia Scolaro, titolare d'una piccola azienda agricola situata nel comune di Savignone, già una quindicina di anni la Provincia di Genova, su sollecitazione di Pietro Romanengo, titolare dell'omonima pasticceria storica ubicata nel cuore della città antica, si era impegnato per il rilancio e la coltivazione delle ormai quasi introvabili rose da sciroppo. Da lì aveva ripreso vita
Il laboratorio di Maria Giulia

questa coltivazione, un tempo tradizionale del nostro entroterra, e la conseguente costituzione d'una associazione intitolate alle rose della Valle Scrivia, la quale ha dato vita a una Festa delle Rose che si ripete ogni anno a Busalla. L'incontro con alcuni sindaci di buona volontà ed altri interessanti personaggi, ben edotti sulle tradizioni del luogo, è servito ulteriormente a rafforzare la nostra convinzione della piena praticabilità del progetto.

   Questa importante convergenza d’interessi attorno alla rosa ha fatto sì che fosse  immediatamente disponibile il territorio ideale per avviare quel processo virtuoso che

Savignone paese delle rose

abbiamo in mente per la provincia di Genova e, in prospettiva, per l’intera Liguria. Tutti certamente ricordano come la Valle Scrivia, assieme a quelle limitrofe, grazie all’aria salubre e al paesaggio attraente, sia stata fino agli anni Sessanta del secolo scorso la meta privilegiata dei villeggianti genovesi. Una dimensione turistica che oggi può essere non solo recuperata ma addirittura ampliata attraverso una saggia opera di promozione.

   Una bandiera, un territorio e un buon progetto di sviluppo partecipato e condiviso: individuati così gli elementi di partenza necessari per conseguire il traguardo che ci siamo posti, era necessario passare alla fase successiva e cioè trovare il modo per comunicarlo. E non si trattava di cosa di poco conto, considerata le difficoltà che spesso si trova a farsi ascoltare.

   Per Genova, costituisce senz’altro una novità degna d’interesse la circostanza che ad accogliere con entusiasmo e quindi a patrocinare questa iniziativa sia stato uno dei municipi che abitualmente concedono i loro spazi alle piccole associazioni. E’ in questi enti territoriali di base, spesso più che altrove, che si possono trovare presidenti e assessori aperti alle novità. Novità che, anche in questo caso, Simone Leoncini e Paola Ravera, rispettivamente presidente e assessore alla cultura del Municipio 1 Centro Est, hanno saputo cogliere.

   Nello scorso mese di maggio è stato così possibile realizzare presso la sala lignea della biblioteca Berio il convegno operativo Una Rosa come Bandiera – presentazione di un progetto operativo per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro, dove sono state poste le fondamenta per un dialogo costruttivo tra un primo nucleo di istituzioni e di esperti e tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono interessati allo sviluppo del programma. Tra essi, erano presenti in sala, oltre ai titolari di aziende agricole, i vivaisti, gli artigiani, gli operatori turistici e due imprenditori interessati rispettivamente all’uso cosmetico e farmaceutico dei petali e dei semi della rosa, noti per le loro qualità antiossidanti. Già coinvolti i rappresentanti del Parco Antola (per l’elaborazione di itinerari ecologici), la presidente ligure dell’Associazione Italiana di architettura del paesaggio (per la qualificazione dei giardini e dei terrazzi privati, elementi oggi trascurati ma di grande importanza se si vuole caratterizzare con un fiore anche il paesaggio urbano) e la presidente di X Fragile, associazione ligure di famiglie comprendenti soggetti con disabilità di tipo intellettivo ma assolutamente idonei al lavoro; associazione, quest’ultima, particolarmente interessata a inserirsi in un processo produttivo dotato di sbocchi commerciali stabili in quanto amministratrice d’una cooperativa provvista di terreno coltivabile.

   Poiché qualsiasi successo duraturo deve poggiare su solide basi, benché il nostro convegno avesse finalità essenzialmente pratiche, già in partenza abbiamo voluto tenere nel debito conto gli  aspetti culturali che qualificano il progetto. Rosa Elisa Giangoia, critico letterario e grande esperta di storia e letteratura, con il suo intervento 

Le rose di seta delle Fieschine 

d’apertura è riuscita a sviluppare, con abile sintesi, il significato simbolico della rosa e quindi ad arricchire il bagaglio di conoscenze di chi, direttamente o indirettamente, vorrà caratterizzare la propria attività con il nobile fiore. Mentre Maria Flora Giubilei, direttore dei Civici Musei di Nervi, ha contribuito a delineare, soprattutto a beneficio degli operatori turistici,  un inedito percorso sulle tracce della rosa che dalla campagna porta fino al mare. Va ricordato, infatti, che Nervi, oltre al grande roseto situato nello scenografico parco, possiede ben tre musei con molte

Rose e arte a Nervi

opere d’arte che rimandano alla rosa. Tra esse, il ritratto della bellissima contessa Beatrice van Bylant della Raccolta Frugone.

   Supportata dalla proiezione di slide, la presidente dell’associazione Voltar Pagina è riuscita, nei limiti del tempo a sua disposizione, a dare l’idea dei tanti fronti occupazionali che possono aprirsi partendo dalla combinazione tra un simbolo forte e l’agricoltura, non a caso “attività primaria” secondo il senso comune; altresì sottolineando il significato che potrà assumere la ricostruzione di un baluardo rurale per una regione come la Liguria, fragile dal punto di vista ambientale e socialmente debole per via del venir meno d’un adeguato ricambio generazionale.

   Germano Gadina, il giovane presidente della Coldiretti Liguria, la realtà di categoria più importante oggi impegnata in una decisa e  intelligente azione di difesa dei prodotti italiani in campo europeo, con il suo dinamismo e la sua conoscenza diretta del fronte occupazionale, sempre caldo e ancora troppo marginale per quanto riguarda la nostra regione, ha mostrato una capacità di visione che va oltre la dimensione dell’ hortus conclusus, vocazione tipica ma non più attuale dell’agricoltore, e quindi si è posto come punto di riferimento forte per chi torni a guardare con interesse alla coltivazione della terra e alle attività ad essa collaterali.

   A riprova di quanto siano importanti sia l’iniziativa che le scelte compiute dagli enti  territoriali, hanno avuto corso gli interventi di Antonio Bigotti, sindaco di Savignone, e di Patrizia Altobelli, consigliere comunale di Sant’Olcese, due dei rappresentanti dei comuni dell’entroterra che già avevano dato un prezioso contributo nella fase d’elaborazione del progetto.

   Con le conclusioni, affidate a Valerio Vassallo, alto dirigente del Dipartimento Agricoltura e Foreste della Regione Liguria, ha avuto inizio un promettente dialogo con l’ente territoriale più forte, quello con cui è indispensabile costruire un rapporto stabile di collaborazione.

    A questo punto si tratta di passare alla fase operativa vera e propria ed è evidente che occorre dotarsi d’una struttura adeguata per costruire un impianto aperto su tutti i fronti occupazionali, e quindi rendere funzionali  i collegamenti fin qui abbozzati assieme a tutti gli altri, nuovi, che sicuramente compariranno all’orizzonte. Chi ha steso il progetto può assicurare, sulla base d’una lunga esperienza sul campo, che al di là dell’apparente complessità dell’insieme, non occorrono chissà quali risorse straordinarie per la sua realizzazione, poiché tutto si basa principalmente sul recupero e sul rinnovamento delle nostre tradizioni e sulla propensione ad usare la fantasia in maniera per così dire dinamica. Oltre, ovviamente, al possesso d’una buona dose di professionalità sia nel disbrigo delle faccende burocratiche che nel campo della comunicazione e della promozione."

Vero è che obbiettivi ben più ambiziosi si potrebbero raggiungere qualora  si riuscisse, con l’aiuto della Regione Liguria, a costruire attorno alla “nostra rosa” uno di quei mitici progetti europei a cui pure, in presenza d’un’iniziativa intesa a creare nuove possibilità di impiego su tanti fronti, dovrebbe essere possibile trovare accesso. 

Nelle immagini che seguono: il dépliant con il programma e alcuni momenti del convegno.

Paola Ravera, assessore Municipio 1 GenovaCentro-Est apre i lavori del convegno
Da sinistra: Antonio Bigotti, Rosa Elisa Giangoia, Valerio Vassallo, Marco Ferula,Maria Flora Giubilei, Patrizia Altobelli 

Rosa Elisa Giangoia, critico letterario,
spiega l'importanza della rosa storia di Genova

Germano Gadina, Presidente Coldiretti

Antonio Bigotti, sindaco di Savignone

Valerio Vassallo,dirigente Regione Liguria

Patrizia Altobelli, consigliera Comune di Sant'Olcese
Marco Ferula, vice Presidente Voltar Pagina

Maria Flora Giubilei, direttrice Musei Civici di Nervi
Nerio Farinelli, Presidente Municipio IX Genova Levante

 Maria Giulia Scolaro, titolare Azienda Agricola Bio per la coltivazione
delle rose da sciroppo

Miriam Pastorino, presidente Voltar Pagina

I partecipanti (tra essi numerosi titolari di attività interessati al progetto)

Intervento di Giampiero Ielli, presidente Circolo Pinetti